Pellegrinaggio a Subbiaco e Collevalenza, sulle orme di San Benedetto

Anche quest’anno l’inizio della vita comunitaria è stato introdotto da un quanto mai salutare pellegrinaggio che, se l’anno scorso ci ha visti sorvolare il mar Mediterraneo alla volta del Vicino Oriente, in Terra Santa, quest’anno ci ha permesso di calcare le orme di San Benedetto da Norcia. Insomma, una comunità, quella del Seminario Interdiocesano San Cromazio di Aquileia che non vuol saperne di noiosa routine, piuttosto cerca di dare sempre nuovo slancio alla propria REGOLA di vita.
Domenica 20 settembre, alle ore 8.00 tutti i seminaristi emeriti, i nuovi ingressi (sette per la diocesi di Udine, uno per quella di Gorizia), l’esimio rettore e il sapiente padre spirituale del seminario si sono dati appuntamento a Castellerio per la Santa Messa in cui affidare al buon Dio il viaggio. Poi, alle ore nove, partenza.
 
In un clima di frizzante condivisione, con ristoranti soste per il sostentamento dell’animo e del corpo, abbiamo raggiunto la foresteria del monastero di Santa Scolastica, dove abbiamo alloggiato per i primi due giorni e dove la sera stessa del nostro arrivo siamo stati raggiunti dall’arcivescovo di Udine accompagnato dal vicerettore che nell’occasione ha ben svolto il ruolo di autista.
Il monastero, intitolato alla sorella del ben più famoso, ma non per questo più virtuoso nella pietà, Benedetto, è situato in Subiaco, comune italiano della provincia di Roma, famoso non solo per la storia benedettina, ma anche perché culla della tipografia italiana. Da li abbiamo avuto modo di raggiungere il monastero di Montecassino e il santuario del Sacro Speco.
 
La mattina del 21, quindi, di buona lena ci siamo diretti verso l’abbazia di Montecassino, la quale dai suoi 519 metri sul livello del mare e forte della sua lunga storia che l’ha vista fondata da Benedetto da Norcia nel lontano 529 d.C., sembrava scrutarci dall’alto mentre con la corriera ci avvicinavamo a lei. L’abbazia, nel corso della storia ha subito ripetute distruzioni, causate da ostili incursioni e terremoti, e successive ricostruzioni, ultima delle quali ha necessitato il completo rifacimento. Il 18 febbraio del 1944 un massiccio bombardamento delle forze alleate l’aveva, infatti, completamente rasa al suolo.
 
La visita guidata del posto ci ha permesso di entrare nella sua storia e spiritualità, ci siamo lasciati coinvolgere dagli spazi: scalinate, chiostri, la basilica, la mostra. Insomma come si dice in friulano un’esperienza da “pel dret”. Non solo, prima della partenza un monaco benedettino ci ha accolti e raccontato della sua vocazione, del suo amore per la preghiera comunitaria e personale, in perfetto equilibrio con le energie dedicate al lavoro.
 
La giornata seguente, sempre più assetati di spiritualità, siamo risaliti per il monte Taleo, in visita al santuario del Sacro Speco, con degna introduzione storica del buon Andrea Cornaglia. Il santuario è sorto sulla grotta in cui all’inizio del VI secolo il giovanissimo Benedetto da Norcia visse da eremita, seguendo l’esempio dei padri anacoreti.
Lassù, in attesa della guida, non è mancato lo spazio per la contemplazione del bel paesaggio, per gli acquisti allo shop dei monaci. Davvero buone le caramelle benedettine, all’eucalipto, al propoli, al mirtillo, ottime anche per l’ascolto del canto gregoriano, di cui qualcuno ha comprato il CD.
 
Inutile dire la bellezza dei cicli pittorici che costellano le mura del santuario, i più significativi risalenti al XIII e XIV secolo. Siamo rimasti edificati dal loro testimoniare la vita del santo Benedetto. Una vita tesa sempre alla sequela di Cristo nella vigilanza; degna di nota per efficacia la raffigurazione dell’episodio in cui il santo stesso scaccia un simpatico (ma non troppo!!) diavoletto che insidia il calcagno di un monaco.
 
Abbandonati i luoghi benedettini ci siamo diretti verso Collevalenza, al Santuario dell’Amore Misericordioso, ma prima, tappa a Villa d’Este, in Tivoli. Qui abbiamo potuto rinfrescare gli occhi grazie agli spettacolari giochi d’acqua che ravvivano gli spazi del giardino della villa. Tra gli altri quello della fontana – organo, a cui le ugole d’oro del seminario non hanno certo voluto mancare.
 
A Collevalenza, sempre accompagnati dall’affidabile guida del nostro arcivescovo, abbiamo vissuto una giornata di ritiro spirituale e meditato sul significato del ministero presbiterale verso il quale stiamo camminando. Seguire Gesù nella via della Passione significa rinnegare quelle tendenze egoistiche contrarie alla misericordia. Si segue e serve Gesù nell’ultimo, nel debole, nel piccolo e nel rifiutato.
 
Consapevoli dell’esigenza, ma anche della bellezza di questa chiamata, rotto il silenzio richiesto dal clima di ritiro spirituale, i chitarristi della nostra comunità, Mattia Vecchi e Mario Pulvirenti, hanno animato la serata tra canti e risate a cui si sono volentieri aggiunti altri pellegrini in visita al Santuario.
Il rientro in quel di Castellerio è stato preceduto dalla visita al duomo di Orvieto e alle grotte di Frasassi. Insomma un’esperienza davvero ricca di luoghi, cultura, spiritualità e amicizia, che meglio non poteva dare il “la” al nuovo anno di vita comunitaria.

Mattia Toso

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