Storia del seminario

1601-1811
Il 15 luglio 1563 il Concilio di Trento, decretò l’erezione dei Seminari per la preparazione culturale e la formazione spirituale dei candidati al sacerdozio. Le prime sollecitudini di ogni Vescovo divennero, da questo momento, l’erezione dei Seminari nelle loro diocesi: il primo fu creato a Milano nel 1564, a Brescia nel 1565, a Vicenza nel 1566, a Verona nel 1567, ecc. Nella grande e importante Diocesi di Aquileia, Metropoli anche di Vicenza e di Verona, il Seminario fu eretto nel 1601. Da quel momento anche il Seminario di Udine divenne luogo di cultura e di preghiera, palestra di idee e di confronto, realtà educativa viva ed efficace. Per fare nuova la Chiesa, bisognava fare nuove le teste di chi doveva essere sul fronte della controriforma tridentina e guidare le comunità cristiana alla riscossa di un protestantesimo invasivo. Per questo furono scelti per il Seminario uomini colti, prudenti e saggi per formare i nuovi preti di questa diocesi metropolitana.
Il Seminario Patriarcale Aquileiese cominciò il 15 agosto 1601, aprendo i battenti per accogliere i primi seminaristi. Un secondo ingrandimento si ebbe ne gli anni 1659-1662; un terzo, e ancora maggiore, dovuto al Patriarca Dionisio Delfino, si ebbe con l’acquisto di un’altra casa adiacente, nel 1711 e con i grandi lavori di trasformazione che furono eseguiti negli anni 1720-1724, e che portarono il Seminario ad affacciarsi su piazza Patriarcato (successivamente divenuto sede del Tribunale, fino a pochi anni orsono). L’Episcopato di Gian Girolamo Gradenigo (1766-1786), uomo di grande bontà e di grande cultura, segnò un’ulteriore tappa nella storia del Seminario. Pochi mesi dopo il suo arrivo in Diocesi, nella prima lettera indirizzata ai parroci il 2 febbraio 1767, manifestò il desiderio di ampliare il Seminario piccolo e insufficiente per una Metropoli, che aveva ereditato dal Patriarcato (soppresso nel 1751) con tante Diocesi suffraganee. Bisognava erigere un Seminario nuovo. L’Arcivescovo stesso personalmente sostenne la maggior parte delle spese e nel 1783 il nuovo Seminario era terminato, ora completamente nuovo, funzionale e capace: poteva accogliere 120 alunni interni, con grandi aule per la scuola e lo studio, e camerette distinte per ogni collegiale. Nell’anno scolastico 1793-94 il Seminario era frequentato da 110 alunni interni e da ben 455 esterni.
La storia di tutti gli edifici del Seminario sono contrassegnate da momenti drammatici. Quello di Gradenigo doveva essere travolto dalla bufera napoleonica e divenire facile preda dell’invasore. Così, mentre il 2 maggio 1797 Venezia veniva sconfitta dall’esercito francese, il Seminario fu requisito per caserma, dopo soli quattordici anni di vita. La cosa proseguì così per ben undici anni, mentre i vescovi reclamavano il loro Seminario, ma inutilmente. Dopo i francesi vennero gli austriaci, e dopo questi, di nuovo i francesi e poi ancora gli austriaci. Ma entrambi i governi occupanti pensavano allo stesso modo e non concessero l’edificio troppo bello e troppo comodo ora utilizzato come caserma. La resistenza fu lunga e si cercarono in varie occasioni soluzioni di compromesso, pur di ridare alla Diocesi il suo Seminario. Fu così che nel 1808 l’Arcivescovo Rasponi accettò il modesto compenso del Convento di S. Domenico, in via Viola, dal quale venivano rimosse le Terziarie Domenicane. Si trattava di un edificio vecchio, inadatto e insufficiente ma toccava accettare. Quando però nel 1810 le Monache Francescane di S. Bernardino, per decreto napoleonico, furono soppresse e dovettero abbandonare la loro casa, l’Arcivescovo richiese subito ed ottenne il cambio. In S. Bernardino il Seminario si aprì nell’autunno del 1811, accogliendo circa cinquanta interni.

1812-1945
Mons. Emanuele Lodi, dell’Ordine dei domenicani (1819-1845), concepì fin dagli inizi del suo ministero l’idea di un nuovo seminario, ma ci vollero dodici anni. Pensò prima di tutto alle aule scolastiche, quindi, negli anni 1831-32, passò alla costruzione di un’ala del Seminario. Nel 1835 fu trasformato anche l’ultimo lato, quello a ovest e nell’anno scolastico 1835-36 il numero degli interni salì a 165. Alla fine del 1836 il grande quadrilatero poteva dirsi compiuto. Per completare l’opera era necessario ancora restaurare la facciata della Chiesa, deturpata dal barocco, e costruire due ali che costituissero un avancorpo per i due ingressi del Convitto e delle Scuole. Nel 1841 il Seminario poteva considerarsi concluso. Per oltre mezzo secolo non ci furono altri lavori. Nel 1866, con l’occupazione italiana il Seminario rischiò di essere requisito come Ospedale e poi come Caserma, ma dopo pochi mesi fu riconsegnato.
A fine 1800, però, incominciava a farsi sentire l’insufficienza degli ambienti e per aumentarne le capacità, l’Arcivescovo Mons. Pietro Zamburlini (1896-1909) vi mise mano affrontando la costruzione di un’ala per l’abitazione dei Professori, la sistemazione al piano terra di una nuova e sala teatro. Per rispondere alle nuove esigenze educative pensò all’erezione di un Seminario Minore (dapprima chiamata “Villeggiatura estiva”) a Cividale (1905-1915) che successivamente venne trasferita a Castellerio nel 1925.
Il Seminario Maggiore continuò a servire la Diocesi subendo la dura prova delle due guerre mondiali. Nella Prima fu requisito per metà come Ospedale Militare fino all’invasione nemica e quindi divenne Ospedale Civile. Vi furono altri lavori di adeguamento alle moderne esigenze, quali la costruzione dell’Infermeria e di nuovi servizi igienici (1930), di nuova cucina (1933), ma non mutarono l’edificio che si faceva sempre più vecchio, logoro e malsano. Nella Seconda guerra mondiale fu di nuovo requisito, in parte, Ospedale Militare fino all’8 settembre 1943, e poi Caserma del V Reggimento Friuli. Infine, nella notte del 20 febbraio 1945, il Terzo Seminario della Diocesi di Udine crollò quasi completamente sotto la violenza di un bombardamento aereo.

1946-1956
Davanti a quelle rovine, l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Nogara disse: «Il Seminario deve sorgere presto e più bello di prima!». Il Seminario divenne problema di tutti; ma si trattava di un’impresa impegnativa e che in circostanze difficili, dopo una guerra che aveva lasciato in ogni campo profonde rovine. Iniziò così la nuova fase che ci porta ora a ricordare quelle vicende post-belliche. L’Arcivescovo indisse un referendum fra il Clero e il 1° giugno 1946 nominò un «Comitato per la ricostruzione del Seminario» – il Quarto della storia diocesana-, col compito di esaminare le varie proposte e soluzioni. Si giunse, così, alla posa della prima pietra il 21 giugno 1948. A fine marzo ’51 il primo lotto era completamente terminato e sistemati una parte degli alunni. A fine marzo ’54 era terminato anche il secondo lotto, una tappa molto importante, perchè permetteva una ulteriore e più comoda sistemazione degli alunni e un maggior respiro a tutta la vita dell’Istituto. Intanto, scomparsi gli ultimi residui del vecchio fabbricato, ebbero inizio, con ritmo più intenso, i lavori del terzo e ultimo lotto, che furono terminati a giugno 1955. L’11 giugno 1955 Mons. Giuseppe Nogara trascinandosi con fatica benedisse la nuova Cappella, la quale fu successivamente consacrata dal suo Ausiliare mons. Cicuttini, nella solenne mattinata di inaugurazioni nel settembre 1956. Fu il suo addio al Seminario. Infatti, dopo lunga e dolorosa malattia, si spense serenamente nel dicembre successivo, dopo aver regalato alla Diocesi uno dei più sontuosi seminari d’Italia. La festa dell’inaugurazione del nuovo Seminario è rinviata per il lutto che colpisce la chiesa udinese con la morte di mons. Giuseppe Nogara e l’attesa per l’arrivo del nuovo arcivescovo. A maggio 1956 fa ingresso mons. Giuseppe Zaffonato, proveniente dalla diocesi di Vittorio Veneto e a settembre vengono da lui indette le feste per l’inaugurazione del nuovo Seminario.

1956- 1996
Questi furono gli anni della serenità e della crescita delle vocazioni sacerdotali, accolte in un Seminario nuovo ed accogliente. Nel periodo, che va dal 1966 al 1976, si colloca sull’onda dell’impulso del Concilio Vaticano II, concluso l’8 dicembre 1965, con le relative spinte innovatrici e le contro-spinte conservatrici. Questo periodo si conclude con l’evento tragico del terremoto del Friuli del 6 maggio 1976, che segna una svolta non solo nella Chiesa udinese, ma anche nella società friulana. La fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta sono segnati dal rinnovamento postconciliare nella Chiesa e dal tumultuoso cambiamento culturale e sociale dell’Italia. Il trentennio successivo (1976-2006) è contrassegnato, nel contesto sia della Chiesa sia della società friulana, dall’impegno e dal fervore della ricostruzione e della rinascita del post-terremoto. La vita della Chiesa udinese è scandita dai lavori di preparazione e dalla celebrazione del Sinodo Udinese Quinto (1983-1988), mentre il Friuli saluta la nascita della Università di Udine come coronamento della sua ricostruzione dopo il tragico evento tellurico. Sono questi anche gli anni di una sempre più intensa e progressiva collaborazione delle Diocesi di Gorizia, Udine e Trieste nella formazione degli aspiranti al presbiterato, fino alla costituzione del Seminario Interdiocesano “San Cromazio di Aquileia”. Questa fase di ristrutturazione del Seminario coincide con l’affiliazione dello Studio teologico di Udine alla Facoltà dell’Italia settentrionale con sede a Milano.

1996- ad oggi [ il Seminario Interdiocesano per le tre diocesi ]
Dopo alcuni anni di collaborazione fra le diocesi di Gorizia, Trieste e Udine, il 10 febbraio 1996, venne eretto dalla S. Sede e dalla Congregazione per l’educazione cattolica dei Seminari e degli Istituti di studi, il “Seminario Interdiocesano”, dedicato a “S. Cromazio di Aquileia”, eminente pastore della Chiesa madre aquileiese, considerato come ideale punto di riferimento per la formazione dei candidati al sacerdozio. Dal 1996 le tre Chiese sorelle hanno riscoperto, anche grazie alla provenienza dall’unica Chiesa madre aquileiese, i valori dell’apertura e dell’accoglienza reciproca, riuscendo ad integrare le tradizioni locali, alla continua ricerca di collaborazione, solidarietà e relazione tra popoli, etnie e lingue differenti.