Pellegrini nella fedeltà: le parole del rettore, all’inizio dell’anno accademico

L’avvio di un nuovo anno di vita comunitaria e di studio e di un’ulteriore fase della propria vita costituiscono un nuovo inizio, un punto di partenza significativo dove si raccolgono le speranze e si misurano le forze per affrontare la strada. Questo vale soprattutto per chi davvero è al debutto di un cammino inedito nella propria esistenza – e penso in particolar modo a chi comincia con un po’ di attese l’esperienza del Seminario -, ma lo è anche per chi è già per strada, più competente in certi aspetti, ma comunque sempre pronto a sorprendersi di fronte all’iniziativa di Dio. E lo è, ovviamente, per chi in modo inaspettato è stato chiamato a svolgere il compito di Rettore al servizio della Chiesa e del percorso di alcuni fratelli verso il ministero nella Chiesa, se questa è la volontà di Dio.

 

Vivere in comunità, crescere nella spiritualità e maturare nella conoscenza teologica sono la nervatura dell’apprendistato al ministero nella Chiesa, ministero che scaturisce dall’incontro vivo con Dio e conduce a donarsi in modo disinteressato ai fratelli. Sono illuminanti le parole di papa Francesco nel discorso tenuto ai Vescovi italiani nel maggio 2016: «Come Mosè, [il presbitero] è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche della tentazione di interpretarsi come un “devoto”, che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco. Pertanto, «è scalzo, il nostro prete, rispetto a una terra che si ostina a credere e considerare santa. Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’animo umano: consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato. Dell’altro accetta, invece, di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino».

 

Se il prete deve essere “scalzo”, “scalzo” deve essere anche chi è lavora nel discernimento della propria chiamata in vista di tale ministero come chi affonda le energie del cuore e della mente nello scavo prezioso delle discipline teologiche. “Scalzo” perché sa rinunciare al superfluo e si proietta verso l’essenziale; “scalzo” perché riconosce il primato di Dio e non delle proprie idee o delle ideologie che particolarmente lo attraggono; “scalzo” perché sa che il primum è dato dal celebrare e dall’adorare Colui che chiama e invia, chiede molto e molto dona, impegna e conforta al tempo stesso. Ma è “scalzo” anche perché aderisce con affetto alla terra nella quale opera resa santa dall’azione misericordiosa del Signore, nonostante le infedeltà e i limiti evidenti. Questo aderire alla terra lo spinge a non disprezzarla, ma ad amare ogni fratello e ogni sorella nella fede per condividerne il cammino, soprattutto se appesantito dal peccato o dalla sofferenza.

 

In questo cammino impegnativo e avvincente nessuno è solo. Se nella comunione con il Signore ognuno si scopre sempre salvato, nella comunione con i fratelli vive un’autentica scuola di fraternità e un argine al narcisismo e all’isolamento. Ecco perché, continua il papa «l’attitudine alla relazione è un criterio decisivo di discernimento vocazionale». Il nutrimento spirituale e l’apertura ai fratelli sono le coordinate di sempre, e in quest’epoca della storia più urgenti che mai, per non tradire la propria identità cristiana, la fonte e la meta di ogni vocazione, il senso del ministero ecclesiale. Coordinate da vivere nella dedizione e nell’umiltà che lasciano spazio all’agire di Dio nella propria vita e alle sue immancabili sorprese.

 

Su queste piste, alla luce della Parola di Dio, in ascolto dello Spirito e guidati dai nostri Vescovi, intraprendiamo il viaggio di un nuovo anno, ciascuno con il proprio fardello, ma anche con la volontà di entrare sempre più nel cuore del progetto di Dio su ciascuno.

 

Un’immagine ci può accompagnare, suggerita ancora da papa Francesco, ed è quella del «santo pellegrinaggio» (Evangelii Gaudium 87) nel quale ci si incontra, ci si prende in braccio, ci si appoggia l’uno all’altro per un’autentica esperienza di fraternità e di crescita e così si cammina insieme sulle vie che il Signore traccia per ognuno e per tutta la Chiesa.

 

Buon anno di cuore a tutti.

Il Rettore – don Loris Della Pietra

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