La giornata per il Seminario anche nella Diocesi di Trieste

L'8 dicembre, solennità dell'Immacolata Concezione, Trieste in preghiera per il Seminario

Giovedì 8 dicembre la Chiesa che è in Trieste ricorda nella preghiera i propri seminaristi. In particolare, presso il nostro Seminario Interdiocesano di Castellerio, studiano teologia 6 giovani, di cui uno è diacono.
La ragione della giornata è quello di invitare le comunità cristiane alla preghiera per i seminaristi e per tutti coloro che si dedicano alla loro crescita umana, spirituale e pastorale (educatori, docenti, comunità cristiane di origine o di servizio) ma anche per far conoscere la realtà del Seminario che, pur non essendo più presente nel territorio della città, è realtà fondamentale per la Diocesi. È anche giornata per sensibilizzare al sostentamento economico per le attività formative e vocazionali del Seminario.
In occasione dell’8 dicembre il Vicario Generale mons. PierEmilio Salvadè scrive:

 

Chi sono i seminaristi nel seminario interdiocesano

Una recente celebrazione presso il seminario, presieduta da un ex studente ormai prete.

Sono 28 i seminaristi delle tre diocesi che vivono e studiano a Castellerio.

La loro provenienza rispecchia a tutti gli effetti la cattolicità – ossia l’universalità – della Chiesa: 19 sono italiani, mentre 6 seminaristi sono equamente divisi tra Ghana, Nigeria e Sri Lanka. A Castellerio studiano anche un giovane colombiano, un togolese e un croato. Sono ben 7, quindi, le nazionalità rappresentate.

Il percorso di studio del seminario consta di 7 anni, compreso un anno propedeutico – svolto a Gorizia – che quest’anno non ha visto nuovi ingressi.

  • Il primo anno di studi teologici, a Castellerio, è frequentato da 8 seminaristi (tutti dell’Arcidiocesi di Udine).
  • Il secondo anno conta 4 studenti (due udinesi e due triestini);
  • Il terzo anno è frequentato da 3 seminaristi (un goriziano e due triestini);
  • Il quarto anno ha 4 studenti (un goriziano e tre udinesi);
  • Il quinto anno, invece, è frequentato 3 seminaristi, tutti udinesi.
  • Il sesto anno, in preparazione all’ordinazione diaconale, è frequentato da due seminaristi triestini, di cui un diacono.

A tutti loro si aggiungono 4 seminaristi – tre dei quali sono già stati ordinati diaconi – che stanno svolgendo tirocinio pastorale: si tratta di due udinesi e due isontini.

 

Don Antonio Bortuzzo, direttore spirituale del Seminario

L’équipe educativa e gli incaricati diocesani

Il gruppo dei seminaristi è guidato da un’équipe educativa composta da:

  • don Daniele Antonello (dell’Arcidiocesi di Udine), rettore del Seminario;
  • don Paolo Greatti (dell’Arcidiocesi di Udine), vice-rettore;
  • don Antonio Bortuzzo (della Diocesi di Trieste), direttore spirituale;
  • mons. Nicola Ban (dell’Arcidiocesi di Gorizia), animatore dell’anno propedeutico;
  • don Franco Gismano (dell’Arcidiocesi di Gorizia), direttore dello Studio Teologico Interdiocesano.

A loro si aggiungono – con compiti diversi – gli incaricati diocesani per il seminario, sacerdoti che fungono da primo punto di riferimento per i giovani che si interrogano sulla strada della propria vita. Per l’Arcidiocesi di Udine il riferimento è don Daniele Antonello, per l’Arcidiocesi di Gorizia si può far affidamento a mons. Nicola Ban, mentre l’incaricato per la Diocesi di Trieste è mons. Roberto Rosa.

 

In occasione della Giornata del Seminario sia il rettore, don Daniele Antonello, sia mons. Pier Emilio Salvadè, Vicario Generale della Diocesi, hanno scritto un articolo per il Domenicale di san Giusto. Ne riportiamo i testi qui di seguito e, in fondo alla pagina, il link per la versione pdf.

 

Giovani e vocazione: osiamo di più! a cura del Rettore del Seminario Interdiocesano don Daniele Antonello

«Don, cosa vuol dire che il Signore ti chiama? Che significa il termine vocazione? Come hai fatto a capire che questa è la tua strada? Cos’è il Seminario e
cosa si fa tutto il giorno?
».

Entrato in seminario da giovane venticinquenne e ancor più in questi undici anni di sacerdozio, la maggior parte delle volte, incontrando gruppi di bambini, ragazzi e giovani, mi è capitato di dover rispondere a questi interrogativi. Solo in apparenza si tratta di domande semplici, perché in realtà esse aprono a squarci fondanti lo sviluppo della persona alla luce della fede. Diciamolo con sano realismo: di vocazione se ne parla sempre meno, in famiglia e nelle nostre comunità cristiane. Credo che questo accada, vuoi perché il tema è “retrò” o troppo da “specialisti”, oppure perché negli anni l’abbiamo ridotto ad un senso molto stretto, rimandandolo solo alla vocazione di preti e suore. Certo che c’è anche questa accezione, ma non è l’unica. Non è forse vero che tutti, indistintamente, siamo chiamati al dono di sé, ad essere cristiani che vivono pienamente il proprio Battesimo, a servire gli altri, a donare la propria vita “per” qualcuno? Ciascuno ha la propria di vocazione, ne va della propria felicità. Solo a partire da questo annuncio i bambini e i giovani si lasciano interrogare sul proprio futuro con serenità e gioia. Per questo la domanda che San Francesco si è posto nella preghiera rimane ancora oggi attuale: «Cosa vuoi che io faccia, o Signore?» (Fonti Francescane, 587). Intuire la chiamata che Dio fa a ciascuno, scoprirla e aprirsi ad essa non è una risposta scontata, ha bisogno dell’aiuto di molti ambienti e di tante persone per fiorire. Occorrono famiglie generative, comunità cristiane creative e vivaci, adulti attenti a riconoscerne i segni, educatori capaci di mettersi al fianco delle nuove generazioni con libertà. E che, con coraggio e nel rispetto della libertà di ognuno, “aprono” ai ragazzi orizzonti ampi. È il lavoro di molte mani e di molti cuori che si prendono cura vicendevol-mente della vocazione altrui, intessendo quel dialogo di stima e di ascolto che è terreno fe-condo per la semina del Vangelo.

Quando i giovani entrano in seminario hanno già dato una prima risposta alla chiamata, portando con sé esperienze passate, gioie e paure, speranze e desideri futuri. Nel loro cammino ci sono già state famiglie, persone singole, comunità cristiane che li hanno aiutati ad interrogarsi, ad aprire il campo all’azione di Dio. Non sono già arrivati al “per sempre”, hanno solo scorto la meta. I sette anni di seminario sono il tempo del “setaccio” alla luce del rapporto con il Signore per capire se davvero questa è la strada per un’esistenza adulta, piena e realizzata. La vita comune fatta di preghiera, studio, servizio e condivisione diventano un vero e proprio «laboratorio artigianale di discernimento». Il Seminario, infatti, è il luogo educativo che accompagna chi lo frequenta a scorgere in profondità la propria vocazione, in vista di un sì fedele al Signore nel sacerdozio ministeriale. Quest’anno sono ventotto i giovani che vivono l’esperienza del Seminario, provenienti da ambienti, culture e storie di vita completamente diversi. Sei seminaristi appartengono alla Diocesi di Trieste, mentre al propedeutico purtroppo non è entrato nessun giovane. Vivere la giornata del Seminario – che si celebra nella Diocesi di Trieste ogni anno il giorno dell’Immacolata concezione, desidera accompagnare spiritualmente e sostenere questi nostri cari giovani, affinché possano maturare in umanità, crescendo nello Spirito e secondo l’intelletto della Chiesa, in vista della missione “con e per” il popolo di Dio. Ma questo appuntamento annuale può diventare l’occasione per dischiudere ai giovani delle nostre comunità le domande di senso più profonde sulla propria esistenza. I nostri ragazzi hanno bisogno di essere rispettati nella loro libertà, ma contemporaneamente hanno bisogno di essere interpellati e accompagnati a vivere un progetto di vita basato sulla Roccia che è Cristo.

L’invito è ad osare di più! Poniamo gli interrogativi vocazionali in senso ampio ai nostri giovani, facciamolo in tutti gli ambienti, in famiglia e in parrocchia, parliamo della bellezza della vita sponsale, consacrata e sacerdotale, indichiamo testimoni felici e realizzati, preghiamo per essi. Solo così facendo continueremo ad avere dei cristiani adulti ancorati sulla regalità del dono di sé mostrata da Gesù sul trono della Croce. E anche i germi di nuove vocazioni sacerdotali non stenteranno a mancare.

 

Germi della Chiesa del futuro a cura del Vicario Generale mons. Pier Emilio Salvadè

L’8 dicembre, solennità dell’Immacolata, è tradizionalmente la giornata del Seminario diocesano. Come sappiamo, la comunità formata dal rettore, dal vicerettore, dal padre spirituale e dagli studenti di teologia vive fisicamente a Castellerio (Udine), dove c’è il seminario interdiocesano.

Attualmente per la diocesi di Trieste stanno facendo il percorso di Teologia 7 giovani distribuiti nei sei anni del percorso. Essi sono coloro che nei prossimi anni, compiuto il discernimento necessario, saranno chiamati a servire nelle nostre parrocchie e quindi rappresentano veramente il futuro della nostra chiesa tergestina.

Questa giornata dell’8 dicembre diventa importante innanzitutto perché è un’occasione per pregare per le Vocazioni sacerdotali, che non significa soltanto “dire una preghiera in più”, ma per ogni comunità cristiana interrogarsi seriamente sull’importanza del sacerdozio ordinato all’interno del cammino ordinario delle parrocchie.

A volte forse diamo per scontato che la presenza del sacerdote ci sia… e invece non è così. Il germe della vita sacerdotale nasce in comunità accoglienti, capaci di mostrare che il Vangelo è pane quotidiano della vita. Il Centro- diocesano –vocazioni opera con grande encomiabile impegno in diocesi!  Una vita che non è triste, monotona o ripetitiva… ma capace ancora di affascinare le giovani generazioni per il dono di sé nel sacerdozio ministeriale.

La giornata del Seminario interroga quindi le nostre parrocchie su quanto siano capaci di essere un po’ tutto questo: ne va del futuro della nostra Chiesa… ed è certamente una sfida complessa, in un mondo in cui il cristianesimo è sempre più marginale e la capacità di prendere decisioni definitive sulla propria vita è un’impresa che sembra più lontana dalle prospettive esistenziali dei giovani di oggi.

L’8 dicembre è quindi l’occasione per pregare perché ci siano persone disponibili al discernimento e nello stesso tempo a mettersi in discussione rispetto alle chiamate del Signore nella propria vita.

Inoltre per molti sacerdoti questa data è anche l’anniversario della propria ordinazione sacerdotale. Ecco quindi che la preghiera per le vocazioni si estende anche a chi ha già risposto anni fa alla chiamata del Signore e ogni giorno conferma con la sua vita quel “Sì” detto all’ordinazione diaconale e sacerdotale.

Come sappiamo, non è certamente facile “tenere in manutenzione” la propria vita spirituale e ministeriale lungo gli anni e i passaggi della vita… Dopo l’entusiasmo iniziale possono succedere anche fatiche e crisi… ecco quanto è importante sentire vicino la comunità cristiana con l’affetto, l’amicizia e la preghiera. Preghiamo quindi per i nostri sacerdoti, perché siano sempre più innamorati di Cristo e sappiano fare innamorare di Lui le nostre comunità!

La giornata del Seminario è anche l’occasione per sensibilizzare le parrocchie all’aiuto concreto alla vita del Seminario di Trieste (la tradizionale busta per il seminario )  – dove i nostri studenti possono sempre accedere – sia di quello Interdiocesano. Attraverso le offerte che verranno raccolte, si potrà pertanto continuare quel sostentamento dei seminaristi, delle strutture e delle persone che fanno vivere ogni giorno questa dimensione così importante della nostra Chiesa di Trieste.

 

I materiali per la Giornata del Seminario 2022

 

Vuoi condividere questo articolo?

Facebooktwittermail