Giornata del Seminario, per riscoprire la gioia del «primo amore»

Domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re dell’Universo, coincide con la celebrazione della Giornata del Seminario per l’Arcidiocesi di Udine. Sarà l’occasione, per le comunità cristiane della nostra Arcidiocesi, di pregare per gli educatori e i seminaristi, con un occhio (anzi: una preghiera) di riguardo per le vocazioni al sacerdozio. Il tema della giornata è «Nella gioia del “primo amore” », ricordando un felice versetto del libro dell’Apocalisse di San Giovanni apostolo.

 

Riscoprire il «primo amore» della vocazione

don Loris Della Pietra, Rettore del Seminario interdiocesano

Il percorso che tutte le comunità cristiane faranno grazie alla Parola di Dio in questa solennità di Cristo Re dell’universo è una continua sottolineatura del tema dell’unicità di Cristo, quale unico Signore del mondo e della storia. Colui che ha regnato appeso alla croce diventando il capo della Chiesa, suo corpo, chiama ciascuno a rivedere la propria esistenza alla luce del suo mistero di morte e di risurrezione, di vita donata, perché gli uomini abbiano la vita.

Questo è il segreto per non arrotolarsi su se stessi e cadere nell’insignificanza. Questa è anche la fatica che i seminaristi del nostro Seminario Interdiocesano sono chiamati a fare. Non basta essere in Seminario per avere la fede. Anzi, a volte, l’abitudine rende la vita spirituale più stanca e può accadere che si cerchino forme di appagamento altrove. Al pastore della Chiesa di Efeso nel libro dell’Apocalisse, dopo che ne sono state elogiate la perseveranza, la sopportazione e l’opera di smascheramento dei falsi apostoli, viene detto: «Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore» (2,6).

Ecco perché il tema di fondo di quest’anno di vita comunitaria è proprio il ritorno al “primo amore”, quell’amore che fa cantare il salmista, secondo la versione dei Settanta e di Girolamo: «Verrò all’altare di Dio, a Dio che rallegra la mia giovinezza» (cfr. Sal 43,4).

È compito di tutta la nostra Chiesa, insieme alla preghiera, aiutare i nostri giovani che si preparano ad essere preti, a non dimenticare la sorgente, a non perdere la memoria degli inizi, a non smarrire, nel conflitto delle ideologie e nel confronto delle opinioni, il cuore di ogni esperienza vocazionale: l’incontro vivo con il Signore Gesù. Ogni cammino vocazionale non può esimersi dal ritornare costantemente al “primo amore”, a non darlo per scontato, a non presupporlo troppo facilmente, a non scambiarlo con le proprie idee e con le proprie sensibilità.

Oggi può accadere che il “primo amore” venga perso di vista quando ci si lascia troppo accarezzare dalle logiche mondane e dagli applausi a buon mercato lasciando intiepidire la passione d’amore per il Signore e per il suo popolo. Questa, infatti, nasce dall’ascolto incessante della Parola di Dio e dalla risposta generosa ad essa, è dinamismo suscitato dallo Spirito e non dalla nostra agitazione, è gusto ecclesiale e non chiusura settaria, è opzione per i più piccoli e non fuga elitaria e – sempre – decisione radicale per ciò che è essenziale e non accessorio, ovvero il Vangelo di Gesù Cristo annunciato, celebrato e testimoniato nella sua Chiesa.

Nel tempo del discernimento vocazionale, come nei primi anni di ministero e poi nella fase più matura, è sempre importante tornare a Colui che chiama, alle esigenze radicali della chiamata (cf. Lc 9,51-62), alla dedizione agli uomini e alle donne alle quali siamo inviati e nei quali si sperimenta la nostra unzione, come ricordava papa Francesco nell’indimenticabile omelia della sua prima Messa Crismale come Vescovo di Roma (28 marzo 2013).

Il nostro Seminario accoglie 21 seminaristi per l’Arcidiocesi di Udine, 8 per la Diocesi di Trieste e 5 per l’Arcidiocesi di Gorizia, distribuiti nei sette anni, più alcuni ospiti. Una bella occasione di incontro e di cammino condiviso che si colloca dentro il percorso che le nostre Chiese stanno vivendo in questo tempo per testimoniare il Regno di Dio.

I giovani seminaristi sentono il bisogno della vicinanza di tutta la comunità diocesana e ne attendono l’incoraggiamento. La Giornata del Seminario, oltre ad essere momento di preghiera e di offerta, diventa occasione per ravvivare l’attenzione a questa componente preziosa della vita delle nostre Chiese per sentire il cammino di questi giovani come dono e responsabilità di tutti.

Siamo tutti chiamati ad operare con la preghiera, l’esempio e il consiglio perché in questi giovani non venga dimenticato il “primo amore” sotto la coltre delle fatiche pastorali e degli interessi di parte. Ed è quanto mai importante pregare per loro affinché non fuggano dalla storia, dalla vita, dalle persone e dalle loro domande, lasciando da parte la pretesa di dare risposte preconfezionate, facendo strada con loro e annunciando la speranza che non può morire, donandosi senza calcoli e con passione.

Proprio ai giovani papa Francesco scrive: «La Chiesa di Cristo può sempre cadere nella tentazione di perdere l’entusiasmo perché non ascolta più la chiamata del Signore al rischio della fede, a dare tutto senza misurare i pericoli, e torna a cercare false sicurezze mondane. Sono proprio i giovani che possono aiutarla a rimanere giovane, a non cadere nella corruzione, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta, ad essere più povera e capace di testimonianza, a stare vicino agli ultimi e agli scartati, a lottare per la giustizia, a lasciarsi interpellare con umiltà. Essi possono portare alla Chiesa la bellezza della giovinezza quando stimolano “la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste”» (Christus vivit, n. 37).

Nel brano che la liturgia propone per la prima lettura in questa ultima domenica dell’anno liturgico si narra che le tribù d’Israele riconoscono nell’uomo Davide la loro guida: «Il Signore ti ha det­to: “Tu pascerai il mio popolo Israele» (2 Sam 5,2). C’è una volontà divina che tocca un uomo in carne ed ossa e che passa attraverso l’azione di una comunità. È il dinamismo sacramentale della liturgia di ordinazione.

Possano le nostre comunità cristiane agire e intercedere in modo che nei giovani che si incamminano verso il ministero presbiterale nella Chiesa non si spenga lo stupore degli inizi, le svolte della loro vita si radichino soltanto nel Signore e la donazione ai fratelli passi attraverso cuori che battono per Dio e per gli uomini.

Allora i preti di oggi e di domani saranno riconosciuti come i pastori che il Signore ha voluto per il nostro popolo.

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